lunedì 21 dicembre 2020

La Blutec, operazione affaristico-politica gestita dai governi dei padroni con sindacati confederali ora complici, ora impotenti, sulla pelle degli ex/operai Fiat Termini Imerese

 Ora che diventa una questione di tribunali cosa ne viene agli operai?

Ci sono le condizioni per trasformarla in lotta, per un rilancio vero della fabbrica, con riassorbimenti e assunzioni di tutti gli operai?
Solo se si cambia strada e si costruisce l'autorganizzazione operaia

Slai cobas per il sindacato di classe 

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giovedì 10 dicembre 2020

venerdì 27 novembre 2020

ENGELS tra gli operai dei cantieri navali di Palermo: dépliant e inviti alla partecipazione alla serata

 



Operai ex Fiat Termini Imerese: prorogata la cassa integrazione per un altro anno, mentre per il “rilancio” ci sono tanti “progetti”… ma 10 anni bastano?


 10 anni bastano! Questo dovrebbero gridare gli operai. 10 anni di cassa integrazione e 10 anni di progetti, tutti andati in fumo (ultimo quello della Blutec), come fumo sono le eterne promesse fatte dai politicanti che hanno fatto le loro passerelle da Renzi a Di Maio, e dai sindacati confederali, che ogni volta vedono con “ottimismo” i progetti, ma poi secondo un rito che si ripete appunto da 10 anni, per parlare solo di Termini Imerese, insistono, comunque solo a parole, sulla cassa integrazione. Questo, sì, basta ai confederali, che continuano a campare sulle poltrone, pagate dagli operai, da questi sindacalisti di Cgil, Cisl Uil innanzi tutto.

In questi ultimi mesi diversi quotidiani locali, ma anche il Sole 24 Ore, si sono occupati di tanto in tanto dell’argomento, forse anche loro, Confindustria e industriali vari, sperando in un vero rilancio dello stabilimento ex Fiat, ma anche di tutta l’“area industriale” di Termini, compreso il progetto per l’Interporto (80 milioni di soldi pubblici già stanziati) che aspetta di essere completato da anni.

L’articolo del Giornale di Sicilia del 25 novembre, è l’ultimo in ordine di tempo, e titola così: “Termini, ossigeno per gli ex Fiat, Prorogata la cassa integrazione”, l’ossigeno si riferisce appunto al fatto che almeno, in mancanza di lavoro, questi operai ricevono la cassa integrazione. Ma oggettivamente si tratta piuttosto di asfissia: tutti sanno che alla lunga non si può vivere di cassa integrazione, perché riduce il salario. Senza contare lo svilimento degli operai e della loro funzione sociale.

I progetti presentati in questa ultima tornata, riguardano la cosiddetta “produzione green” e l’alta tecnologia, come riferisce infatti l’assessore al Lavoro della Regione Siciliana, Scavone, che ha partecipato come parte pubblica (quella che oltre a farsi fregare 16 milioni dall’imprenditore Ginatta, dovrà metterne altri 150) alla riunione telematica: «Nell'incontro - ha detto l'assessore regionale al Lavoro, Antonio Scavone - i commissari straordinari della Blutec hanno ribadito che è stata individuata una soluzione per la riconversione dell'intero sito industriale di Termini Imerese in un sito a vocazione green e ad alta innovazione tecnologica, un progetto innovativo che mira alla produzione di batterie al litio, di materiale hi-tech, nonché di produzione elettrica da fonti rinnovabili e ricerca scientifica applicata. Questo ci permette di guardare in chiave ottimistica al futuro di Termini Imerese.”

Naturalmente l’assessore Scavone non è credibile nemmeno se giurasse e spergiurasse su qualsiasi cosa, basti pensare che è lo stesso che ha messo in campo il piano per il licenziamento di massa di 2400 assistenti igienico personale! per cui  il suo “ottimismo” è di circostanza, è al massimo lo può condividere con quello dei sindacalisti! Questo perché anche se venissero accolti e messi in pratica, questi progetti, oltre che a richiedere ancora tanto tempo, proprio per il tipo di progetti che dovrebbero riguardare l’ambiente, ora si dice “green” (che tra l’altro è il colore dei dollari) che richiedono più ingegneri che operai, non potrebbero assorbire certo i circa 700 operai ex Fiat, senza contare quelli dell’indotto, che avrebbero come minimo necessità di corsi di riqualificazione…

Come si sa la ex Fiat degli Agnelli, ora FCA, ha annunciato il progetto, anche se in netto ritardo rispetto a tutte le altre fabbriche automobilistiche, per la produzione delle auto elettriche: lo stabilimento di Termini Imerese è praticamente pronto…

lunedì 16 novembre 2020

GLI OPERAI HANNO BISOGNO DEL LORO GIORNALE PER LA BATTAGLIA COMPLESSIVA CONTRO PADRONI E GOVERNI

IL GIORNALE SI PUO' SCARICARE A QUESTO LINK
https://drive.google.com/file/d/1wMxUHrGHfMMGUUhNheOidfK1S8935TGP/view

anche per le condizioni create dalla situazione attuale, stiamo diffondendo questo ultimo numero del giornale anche attraverso i mezzi di comunicazione online, come abbiamo già fatto in altre occasioni.

Ogni osservazione, commento o condivisione degli articoli, che possano contribuire allo sviluppo del movimento comunista nel nostro paese sarà da noi benvenuto e preso in considerazione.

Siamo naturalmente disponibili per approfondimenti, presentazioni, discussioni, o iniziative sui diversi temi.
Saluti rossi
338.7708110


 

mercoledì 4 novembre 2020

SCIOPERO OPERAI METALMECCANICI 5 NOVEMBRE

 È il momento di una lotta vera, determinata, generale

per aumenti salariali, nessun licenziamento, riduzione dell'orario di lavoro a parità di paga, sicurezza e salute senza sconti

sui posti di lavoro!

Lavoratori/lavoratrici,


il rinnovo del contratto di lavoro dei metalmeccanici e di molti altri contratti di lavoro cade nel mezzo di una grave crisi pandemica ed economica prodotta dal sistema capitalistico, che ha contribuito a trasformare il virus in strage con criminali tagli alla sanità pubblica avvenuti negli ultimi vent’anni  per mano dei governi di centro-destra, “tecnici” e di centro-sinistra, sempre al servizio del padronato.

Ora i padroni pretendono ancor più di far pagare questa situazione proprio alla classe lavoratrice. Il presidente di Confindustria Bonomi ci ha sferrato un attacco brutale: zero aumenti salariali, sblocco dei licenziamenti, più produttività. Con questo terrorismo punta a concludere dei contratti-bidone sul tipo dell’ultimo contratto dei metalmeccanici, che ha portato nelle tasche dei lavoratori 40 euro lordi in 3 anni e una ‘flessibilità’ senza limiti, e sui conti dei capitalisti e dei banchieri montagne di profitti.

Fiom-Fim-Uilm sono stati costretti a rompere le trattative, ma ci hanno messo un mese per attuare uno sciopero di sole 4 ore perché stanno cercando di ricucire a tutti i costi il filo della trattativa.

 

L'unico modo per riaprire la trattativa sui rinnovi contrattuali ad armi pari coi padroni è la lotta prolungata in tutte le fabbriche fino a un vero sciopero generale!

 

Noi lavoratori/lavoratrici che stiamo già pagando un alto prezzo per l’obbligo di andare al lavoro, ci siano o no le condizioni di sicurezza, dobbiamo evitare un nuovo contratto a perdere, dobbiamo  dare vita ad una lotta vera e determinata, che sia di esempio, come è stato in passato, anche per le altre categorie. Facciamoci forti del nostro numero e della nostra funzione sociale: siamo la classe indispensabile, se ci fermiamo noi, si ferma tutto.

Piene misure di sicurezza sul lavoro per tutti/e! Fermo delle fabbriche a rischio!

Non siamo carne da macello, senza sicurezza non si lavora

Nessun licenziamento! Cassa integrazione pari al 100% del salario!

Non un centesimo in meno dell’8% dell’aumento salariale previsto in piattaforma!

Basta con le “flessibilità” concesse negli ultimi contratti!

Totale parità normativa, salariale, di orari, etc., tra lavoratori diretti e lavoratori degli appalti! L’azienda committente deve essere ritenuta responsabile per tutto ciò che avviene negli appalti in materia di condizioni di lavoro e sicurezza

Nazionalizzazione delle aziende che chiudono, a iniziare dalla Whirpool!

Raccogliamo l’esempio di lotta dei facchini e dei driver della logistica che hanno ottenuto in questi anni importanti miglioramenti grazie a dure lotte e alla loro auto-organizzazione con i sindacati classisti e combattivi.

Unire le forze di tutte le categorie in scadenza di contratto per in un solo fronte di classe!

Rilanciamo con forza la lotta per la riduzione drastica e generalizzata dell'orario di lavoro a parità di salario; imponiamo una patrimoniale del 10% sul 10% più ricco della popolazione!

I bisogni, le necessità, le aspirazioni di riscossa dei lavoratori sono comuni, e comune dev’essere la nostra risposta di lotta a questo padronato assetato di profitti e di sangue, al governo Conte-bis che, con abilità manovriera, non fa altro che assecondarlo, a ogni governo dei padroni

 

Per informazioni 338.7708110

Patto d’azione anticapitalista- per un fronte unico di classe

mercoledì 14 ottobre 2020

INVITO A PARTECIPARE: Dopo l’assemblea di Bologna di 500 lavoratrici e dei lavoratori combattivi del 27 settembre...

 Dopo l’assemblea di Bologna di 500 lavoratrici e dei lavoratori combattivi del 27 settembre

Informazione di chi ha partecipato direttamente e sulle decisioni prese dall’ ASSEMBLEA di circa 500 LAVORATRICI E LAVORATORI che hanno portato la voce delle lotte più combattive che si stanno sviluppando in tutto il paese, dal nord al sud in un clima caratterizzato da denuncia, spirito unitario e volontà di lotta nei vari territori costruendo mobilitazione nazionale contro padroni e governo che apra di fatto il “nostro” autunno caldo.

Verso la giornata di lotta nazionale per il 24 ottobre, come nuova tappa di un percorso volto a rafforzare, partendo dalle lotte reali, il ruolo del Patto d’azione per il fronte unico di classe anticapitalista contro padroni, governo, Stato borghese e Capitale

GIOVEDI 15 OTTOBRE alle ORE 15,30

Presso la sede dello Slai cobas per il sindacato di classe 

Via G. del Duca 4 Palermo

Invitiamo tutti a partecipare

 Per info e contatti 3387708110

martedì 18 agosto 2020

domenica 21 giugno 2020

Blutec Torino/Termini Imerese - nuovamente arrestato il padrone messo lì dai governi di questi anni e con sindacati confederali a tenergli bordone

Torino, dalla Lombardini a Blutec: l'avventuroso percorso industriale di Roberto Ginatta

Chi è l'industriale torinese di nuovo agli arresti per l'operazione di Termini Imerese
Roberto Ginatta va di nuovo a sbattere contro il muro della giustizia. Una storia, come quella di Gian Mario Rossignolo,  di pessima managerialità con tante analogie e il denominatore comune di una spregiudicatezza che non fanno onore alla storia dell’industria torinese e piemontese.
Ed è anche un segno dei tempi ovvero l’epilogo di un percorso lungo il quale sono state cercate quelle scorciatoie che nella stragrande maggioranza dei casi portano a un traguardo assai diverso da quello che si voleva raggiungere.
Ginatta è caduto sull’auto e su un vago e pasticciato progetto di vettura elettrica con presunzione di poter usare a suo piacimento il danaro pubblico a Termini Imerese. E' arrivato  al capolinea di un percorso imprenditoriale che sembrava irresistibile prima di diventare avventuroso.
Esplode, ma tenendosi sempre in ricercato sottotono, in quell’universo dell’indotto dell’auto che sembra inesauribile negli anni ruggenti della Fiat. Diventa uno dei nomi di spicco del settore, una vera potenza, una macchina di iniziative e di soldi. Insomma una forza che lo incoraggia a misurarsi a vario titolo in diverse attività e incrociando anche fuori dal Piemonte con imprese come Vagnone e Boeri, Lombardini, Magneti Marelli, Dayco, Rgz.

Tenta con poco successo anche un colpo fuori dal perimetro delle sue competenze quando si fa parte di una cordata per la conquista della prestigiosa casa editrice Einaudi. La  partita finisce a favore della berlusconiana Mondadori che si aggiudica la società di via Biancamano, un’istituzione di Torino. Poi l’attrazione fatale per un’azienda in disarmo come la ex Fiat di Termini Imerese che nel ridimensionamento del gruppo del Lingotto viene sacrificata e deve cercarsi un suo futuro che non è facile nel sottosopra mondiale dell’industria dell’auto. Ma lui, Roberto Ginatta, crede di vedere uno spiraglio per una ripartenza che sembra percorribile forse col retropensiero del ricorso ai finanziamenti pubblici. Mette in piedi per questo Blutec spa,

Inutile dire che l’operazione Termini Imerese è un pessimo libro dei sogni nel quale le poche pagine buone vengono declinate in modo truffaldino e non possono che portare dove appunto hanno portato.
Ma sarebbe una storiaccia condita di errori e furbizie se non fosse stato scritto, come invece è avvenuto, il capitolo della malversazione che risulta tanto inaccettabile quanto odioso se si pensa che esso coinvolge centinaia di lavoratori che già si portano addosso le ferite della loro vicenda di dipendenti Fiat.


Ginatta non ha misurato il  passo o se lo ha fatto ha sbagliato nel pesare, sopravvalutandole, le sue forze e la sua capacità, provando a mettersi in continuità con un mondo che era tramontato senza che lui se ne accorgesse. Si è forse illuso di trovarsi anche sotto il grande ombrello della Fiat e di un indotto auto che in quella forma sembravano inesauribili. Non si è reso conto che era finito il “secolo breve” dell’industria dell’auto made in Italy. Forzando la mano e qualcos’altro, si è convinto di poter tentare una nuova avventura, entrando in un mondo che probabilmente non era alla sua portata. Ed è stata la sua dannazione.
Il resto sarà una storia di  preoccupazione per i lavoratori incolpevoli  e un’altra vicenda di imprenditori torinesi da dimenticare.


CORRIERE DELLA SERA PIEMONTE

mercoledì 6 maggio 2020

In vendita l’ex Fiat di Termini Imerese: così hanno deciso i commissari Blutec

“L'avviso – riporta il Sole 24 Ore del 1° maggio - è stato pubblicato sui principali quotidiani italiani e sul Financial Times e prevede la cessione di tutti i complessi aziendali che fanno capo a Blutec e a Ingegneria Italia (altra azienda del gruppo) in amministrazione straordinaria a partire dal sito di Termini Imerese «attivo - scrivono i commissari - nella trasformazione e riconversione di veicoli, assemblaggio, stampa 3D e lavorazione a freddo di metalli».
È una buona notizia? Vedremo. Certo, gli operai dello stabilimento ex Fiat di Termini Imerese hanno una lunga esperienza di tante trattative, durate pure a lungo, piani organizzativi e di rilancio, di impegni più o meno solenni di politici e sindacalisti, nazionali e locali ecc. ecc., ma soprattutto di tante chiacchiere e niente risultati. E quindi staranno in attesa di vedere le prossime mosse. E, inoltre, questa mossa improvvisa dei commissari potrebbe nascondere proprio il riconoscimento dell’impossibilità del rilancio (che sarebbe “giustificato” anche dall’attuale momento di crisi, che però, visti i “prezzi bassi” potrebbe essere proprio il momento che spinge all’acquisto da parte di qualche grosso padrone industriale o della grande finanza).
Tutto il “pacchetto” Blutec, d'altronde, con i suoi stabilimenti con una produzione diversificata e
tecnologicamente avanzata in Italia e all’estero è abbastanza interessante.

E non dimentichiamo nemmeno che “Su Termini Imerese si gioca anche la carta della presenza di un pacchetto di investimenti pubblici destinati alla riconversione o al rilancio dell'area industriale di cui una parte nell'accordo di programma da oltre 400 milioni firmato nelle scorse settimane dall'assessore regionale alle Attività produttive della Regione siciliana Mimmo Turano e dal ministro per lo Sviluppo economico Stefano Patuanelli.”

martedì 28 aprile 2020

Che fine ha fatto il progetto di riconversione della fabbrica? E che fine hanno fatto i soldi per il rilancio delle aree di Gela e Termini Imerese?


Come avevamo detto sarà stato l’intervento dei commissari che devono gestire la “vertenza Blutec” o dei sindacati confederali, la realtà, almeno fino a questo momento, è che non si parla più della riconversione della fabbrica alla produzione medicale di cui c’è urgente e grandissima necessità, visto che, a quanto pare, con il coronavirus dovremo conviverci.
A questo proposito è chiaro a tutti, proprio chiedendoci il perché siamo arrivati a questo punto assurdo di epidemia, che la produzione stabile e sufficiente di tutto ciò che serve a garantire la salute deve diventare normale.
Ma alla mancata risposta sulla riconversione si aggiunge un’altra notizia, quella del dirottamento dei milioni (48 per Gela e Termini Imerese) del vecchio “Patto per il sud”, da parte della Regione Siciliana ad altra destinazione. Se la notizia viene confermata si capisce che l’interesse dei politici, sindacalisti e “manager” vari per la riapertura in qualsiasi forma della fabbrica ex Fiat (per adesso Blutec) è uguale a zero!
Nessuna fiducia quindi in questi personaggi, ma fiducia solo nella lotta portata avanti dagli operai!

mercoledì 22 aprile 2020

GLI OPERAI, I LAVORATORI SONO TANTI, MA SENZA ORGANIZZAZIONE NON HANNO PESO POLITICO!

PER QUESTO OGGI RICORDIAMO L'ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DI LENIN CHE HA TRASFORMATO LA LOTTA DEGLI OPERAI IN POTERE VERO!
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Viva il 150° anniversario della nascita di Lenin!

Vladimir Ilic Ulianov nacque il 22 aprile 1870 a Simbirsk, città fondata nel 1648 sulla sponda occidentale del Volga... Fu in questa città che Vladimir Ilic visse la sua infanzia e parte della sua giovinezza.
Assieme ai fratelli Alexandr e Dmitrij e alle sorelle Anna, Maria e Olga, Vladimir Ilic ebbe dai genitori un'educazione che contrastava con i principi su cui si fondava il dispotico regime dell'assolutismo zarista. ...In casa Ulianov si leggevano libri di Gogol, Lermontov, Puskin, Turgheniev, ma anche Darwin, Shakespeare,,,,.  e si sviluppava la curiosità e la voglia di sapere unite all'avversione profonda verso la schiavitù e il dispotismo perni oppressivi del regime zarista cui contrapporre una società che avesse i suoi cardini ideali nella giustizia e nella libertà. Tutti i fratelli Ulianov, tranne Olga che morì giovanissima a soli diciannove anni, si batterono perciò attivamente contro lo zarismo. Vladimir Ilic, in modo particolare, a questa lotta dedicherà totalmente tutta la sua vita. Dopo la sua adesione al marxismo Lenin - lo pseudonimo adottato da Vladimir Ilic negli anni della sua lotta rivoluzionaria - sarà il fondatore dell'organizzazione politica, il Partito Comunista Bolscevico, che distruggerà lo zarismo e il suo impero; il grande dirigente proletario rivoluzionario artefice, sul piano teorico e pratico, della Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre, l'evento storico che cambierà radicalmente non solo le sorti della Russia e del suo popolo, ma quelle del mondo intero.
da biografia de il Bolscevico

venerdì 10 aprile 2020

I commissari della Blutec gelano gli entusiasmi sulla riconversione... sono gli operai che devono impugnare la battaglia

Ci mancavano i commissari nominati per gestire la vertenza Blutec a “gelare gli entusiasmi” sul possibile rilancio della fabbrica.

E ci mancavano pure i sindacalisti cgil-cisl-uil che hanno detto che sono “cauti”. 

Come se mai avessero voluto fare davvero la lotta per costringere i vari governi, dal nazionale a quello regionale, a rilanciare la produzione. Loro che hanno sempre accompagnato gli operai alle passerelle dei politici di turno, hanno abbassato la testa ad ogni tipo di progetto e ad ogni promessa, da Renzi a Di Maio (alla fine sempre elettorale), per che cosa? Per niente, anzi per pietire il rinnovo della cassa integrazione che sta diventando di fatto “a vita”, un “ammortizzatore sociale secolare”, per parafrasare gli economisti.

Se sia vero oppure no che le aziende della Meccatronica non hanno ancora presentato un progetto, si vedrà. L’importante è che adesso c’è l’occasione di far partire una produzione, e questa del biomedicale nel senso più largo del termine, può essere quella giusta per cominciare.
E se i commissari della Blutec hanno dubbi, (che dovrebbero occuparsi seriamente del gruppo che ha stabilimenti anche nel resto dell'Italia) allora ci sono altri “strumenti” che possono essere messi in campo, come l’impegno diretto di Invitalia (l’agenzia nazionale per gli investimenti che ci mette i soldi!), per esempio.

Questa rimessa in moto della fabbrica è una battaglia da fare, ma è chiaro che senza il protagonismo diretto degli operai questa operazione viene tutta lasciata nelle mani di burocrati di Stato e burocrati sindacali che tutto hanno in testa (soldi e carriere personali) tranne che risolvere il problema…

Ex Fiat Termini Imerese e riconversione: i soldi per far partire la produzione ci sono!

Questi soldi ci sono da circa 11 anni! E dovevano servire a far partire progetti che sono poi tutti falliti! Fino all’ultimo della Blutec!
Il nuovo piano, dice Il Sole 24 Ore di ieri, rallegrandosi che i soldi ci sono, è stato proposto “dal distretto della Meccatronica che vorrebbe portare lì una produzione su larga scala di dispositivi medici anti Covid-19.”
Il problema principale è che “Lo stabilimento di Termini oggi è in mano a Blutec, l’azienda che doveva rilanciare l’impianto a che è stata travolta dalle inchieste giudiziarie e oggi è retta da commissari in applicazione della legge Marzano.”
Ricordiamo che Ginatta, il padrone della Blutec, ha fatto sparire 20 milioni del precedente accordo dicendo chiaramente che della produzione a Termini non gliene importava niente!
Ci vuole quindi, diciamo noi, togliere immediatamente dalle mani della Blutec, il nuovo accordo di programma: “L’Accordo di programma di cui parliamo – continua il quotidiano della Confindustria - vale 240 milioni (90 milioni della Regione siciliana e il resto dello Stato) finiti almeno in parte, in
questa fase, nel maxi accordo da quasi 430 milioni cui ha lavorato negli ultimi mesi l’assessorato alle Attività produttive guidato da Mimmo Turano e siglato dal presidente della Regione Nello Musumeci e dal ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli. 

Un accordo, quest’ultimo, che prevede tra le altre cose il rafforzamento degli ecosistemi di innovazione regionale [questa è una frase che nasconde il finanziamento a fondo perduto di diverse industrie siciliane!, ndr], anche attraverso iniziative pilota per far crescere iniziative imprenditoriali ad alto contenuto di conoscenza su Palermo (scienze della vita) e Catania (digitale ed energia). Risorse su cui fanno certo affidamento le imprese aderenti al distretto della Meccatronica.
Il giornale ricorda che in questi mesi erano in corso “contatti con possibili investitori”, ma che fino ad oggi non se n’è fatto nulla.
Dunque, cosa si propongono di produrre, le aziende del distretto Meccatronica? “L’idea è di produrre a Termini Imerese mascherine FFP2 e FFP3, maschere in 3D, caschi e ventilatori polmonari, macchine per la sterilizzazione, bombole per l’ossigeno. «Il progetto – spiega Mineo – non riguarda certamente la produzione di mascherine e dispositivi a basso valore aggiunto. Noi pensiamo di utilizzare al meglio il know how delle aziende del distretto che già dispongono di grandi professionalità compresi ingegneri provenienti proprio da Blutec». Azienda, quest’ultima, interlocutore fondamentale per lo sviluppo del piano.”
Questa “indispensabilità” della Blutec sarebbe legata al fatto che nello stabilimento sono presenti le stampanti industriali 3D. Vista la situazione giuridica della Blutec e di Ginatta questo non può essere affatto un ostacolo, si requisiscono gli impianti e basta!
“Nelle intenzioni delle aziende del distretto della Meccatronica, che intanto hanno incassato la disponibilità di alcune startup tecnologiche a collaborare, lo stabilimento dovrebbe diventare un polo integrato di produzione del biomedicale ma non solo. «Si tratta di insediare lì l’intera filiera – spiega ancor Mineo – che non è fatta di una sola azienda ma di tante imprese appartenenti a settori diversi ma complementari tra loro: dalla meccanica al tessile, dall’elettronica alla chimica».
Adesso bisogna fare presto, far rientrare gli operai in fabbrica e partire con la produzione!

mercoledì 8 aprile 2020

Ex Fiat di Termini Imerese: riaprono i cancelli? Da ieri è in discussione la proposta della riconversione alla produzione biomedicale


L’urgenza è quella di riaprire!

Certo non è la produzione di auto, ma se la borghesia, cioè politici padroni e sindacati, fanno presto, è possibile avere di nuovo una grande fabbrica nel comprensorio di Termini Imerese.
Si potrebbero impiegare anche migliaia di operai se si pensasse di fare dello stabilimento un centro generale della produzione di tutto quello che serve alla sanità: dalle mascherine di ogni tipo, ai ventilatori, ai letti dedicati, a tutta l’attrezzatura della terapia intensiva, insomma tutto ciò, ed è davvero tanto, che è mancato in questi giorni per dare risposta all’emergenza. E, perché no, anche alla produzione diretta di ambulanze vista la struttura della fabbrica!
Come per Catania, per fare un esempio di numeri, è la ST Microelectronics!

martedì 31 marzo 2020

Ex indotto Fiat, fuori dai benefici economici 124 lavoratori: Bienne Sud, Manital...

Nella confusione e nell'affanno (molto ma molto tardivo!) per contrastare l'epidemia da coronavirus il governo continua a dimenticare quegli operai che per volere dei padroni che chiudono le fabbriche e i politici che gli corrono appresso, non hanno come continuare né a lavorare né a percepire ammortizzatori o sostegni di alcun tipo!
Ma "chiedere alle istituzioni" come molti operai purtroppo fanno da tempo ha lasciato le cose come stanno o peggio! Perciò ripetiamo per l'ennesima volta che è ora che gli operai diventino protagonisti diretti delle loro vite e di quelle delle loro famiglie e non le lascino nelle mani dei padroni e dei loro lecchini.
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Appello al governo per consentire agli operai di percepire le indennità
Ex indotto Fiat, fuori dai benefici economici 124 lavoratori
Fuori da tutto. Senza lavoro, tappati in casa per la quarantena imposta dal Covid-19, senza neppure la speranza di accedere a una delle misure di sostegno previste dal Governo. Si sentono abbandonati i 124 ex lavoratori dell’indotto Fiat di Termini Imerese. L’ultima mazzata è arrivata con il decreto “Cura Italia” che li ha esclusi dai benefici nonostante per le aree d crisi, e tra queste c’è appunto Termini Imerese, sia stata inserita la mobilità in deroga. Secondo le disposizioni ministeriali gli operai non possono ottenere un altro sussidio avendo ricevuto il 2 marzo l’ultima indennità della Naspi, ovvero la nuova prestazione sociale per l’impiego. Un pasticcio burocratico che, in questo momento di estrema difficoltà personale e del Paese, fa sprofondare nell’angoscia interi nuclei familiari che invocano l’intervento del ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, per trovare una soluzione.
«Sono disperato, non posso pagare le bollette, a giorni i staccheranno la connessione Internet, mia figlia non potrà più fare lezione con gli insegnanti in videoconferenza, non posso pagare gli alimenti alla mia ex moglie, con i 640 euro della disoccupazione avevo pagato parte delle spese universitarie dell’altra figlia: aiutatemi», è il grido di Giovanni Schillaci, 49 anni, ex operaio per vent’anni alla Bienne Sud, azienda che per la Fiat verniciava i paraurti della Lancia Ypsilon. Giovanni,
… come i suoi 61 ex colleghi della Bienne Sud, ha ricevuto l’ultimo accredito Naspi il 2 marzo: in questo limbo si trovano anche i 44 ex lavoratori Ssa Servizi e i 19 ex Manital, altre due ditte dell’ex indotto Fiat, e ai quali la disoccupazione è scaduta già da oltre un anno. «Non ho più nulla. Già non c’era lavoro, con l’emergenza Covid-19 sono precipitato nel buio totale. Non so come fare, per gli ex operai nella mia condizione non sono previsti ammortizzatori né sussidi nel decreto del governo Conte. Non posso chiedere neppure il reddito di cittadinanza, come faccio a vivere?», si chiede Giovanni che lancia un appello alle istituzioni: «Affrontate il nostro caso, non abbandonateci». Accanto ai 124 ex dipendenti del colosso automobilistico si è schierato il segretario della Fiom siciliana, Roberto Mastrosimone che ha denunciato la situazione difendendo questa vicenda inaccettabile: «Queste persone hanno lavorato per la fiat e grazie anche alle loro lotte hanno contribuito alla costituzione dell’ara di crisi complessa, è impensabile che non debbano accedere alla mobilità in deroga. Alla ministra Catalfo e al governo regionale chiediamo di risolvere un’assurda iniquità mettendo fine a questa bomba sociale». La Fiom ha ricordato che il ministro Luigi Di Maio, quando era a capo dello Sviluppo economico, «nel dicembre del 2018 ha modificato la norma che regolamenta l’accesso alla mobilità in deroga nell’area di crisi complessa per permettere ad un pezzo di lavoratori dell’indotto di Termini Imerese che erano rimasti fuori dagli ammortizzatori sociali di rientrare dentro gli strumenti di tutela: adesso chiediamo alla ministra Catalfo di fare lo stesso per questi lavoratori che sono rimasti fuori per una ingiustizia».
stralci tratti dal
Giornale di Sicilia 30 marzo ’20

giovedì 27 febbraio 2020

AL TEMPO DEL CORONAVIRUS: LA CONTRO/INFORMAZIONE E’ LA PRIMA CURA - Comunicato dello Slai cobas per il sindacato di classe dell'Istituto tumori Milano

Comunicato diffuso all'Istituto Tumori di Milano
Ai/le lavoratori/ci diretti, precari, in collaborazione, ai lavoratori degli appalti, ai pazienti e loro familiari.

La Medicina è una scienza e non” fantascienza o provvedimenti che più che le soluzioni diffondono Panico e deliri. Perché? Perché di fronte a provvedimenti, quali quelli di circoscrivere l’area del contagio - che è un provvedimento molto gravoso, ma giusto e necessario, compreso e accettato dalla popolazione, anche se pesa nella vita quotidiana da chi lavora in ospedale, chi è malato; ci troviamo provvedimenti che non hanno una regia unica e condivisa; anzi si è scatenata una guerra tra governo e governatore di Lombardia, ma non solo, tra efficientismo nazionale ed efficientismo padano che vuole nascondere il fatto che il primo fronte della soluzione del problema è la Sanità, in particolare quella Pubblica, che è stata massacrata attraverso TAGLI ai fondi, riduzioni d’organico, blocco di nuove assunzioni, invecchiamento del personale, che hanno aumentato patologie invalidanti e stress da lavoro correlato, come da anni denunciamo insieme al sindacalismo di base e di classe. E questo è avvenuto in maniera massiccia nella cosiddetta “eccellenza” lombardo/veneta.

Per spiegare meglio riportiamo 3 esempi che non fanno notizia e che vengono nascosti: 1) tutto il carico pesa sui massacrati Ospedali Pubblici, mentre la Sanità privata non è stata coinvolta o parzialmente (forse per non intaccare il business?); 2) anziché richiedere più risorse, mascherine, personale, fondi e tutto il necessario in situazioni di emergenza come questa, le Direzioni sia dell’Istituto che gli altri non possono limitarsi a diffondere il decalogo OMS sulle buone abitudini (che tra l’altro devono essere multilingua per una corretta informazione) o incrementare panico e potenziale razzismo (vedi il caso del personale della ristorazione della mensa con mascherine e guanti, mentre i lavoratori o parenti che vanno a mangiare no) o chiedere di rispettare, meglio dire
imporre o minacciare, ordini di servizio a infermieri/OSS/medici, con ulteriori gravosi sacrifici, come saltare i riposi per coprire malattie/maternità/congedi, cosa che le Direzione fanno da tempo e a prescindere dall’emergenza coronavirus; 3) riportiamo lo sfogo di una lavoratrice meridionale di Milano, non della sanità, molto “crudo” semplice ed efficace: “meno male che è successo in Lombardia, che si è sempre vantata dell’eccellenza della sua sanità, ma che per i tagli non è in grado di affrontare questa emergenza, se il focolaio fosse successo in Sicilia o in una qualunque regione del Sud, noi meridionali che viviamo al Nord/Padania, per come la stanno montando le cose saremmo dovuti scappare...”.
A tutto questo si aggiunge la cattiva informazione di alcuni giornalisti che come avvoltoi sono appostati davanti al “Sacco” non per fare informazione ma per regalarci il grande show e non una parola sul saccheggio della sanità, lasciando di fatto addetti ai lavori e popolazione in balia ora di banalizzazione ora di terrore. Aggravato da provvedimenti e direttive a Milano e in tutta la Lombardia, di chiusura di posti lavoro e scuole, ospedali da campo, numeri verdi che non rispondono, visite che saltano, medici di base lasciati in un limbo; che spingono lavoratori e popolazione a gesti individuali che in una metropoli come Milano sono dannosi.
Ma in questi giorni di escalation di coronavirus c'è chi si sta facendo sentire. Per essere chiari: domenica sera il personale del 118 del Niguarda ha preannunciato ai loro referenti che la mattina del 24 non sarebbero usciti se non fossero state fornite loro le mascherine FPP3 (di fatto lavorano con semplici mascherine). Ebbene la sera stessa i responsabili come un “miracolo” hanno fornito le mascherine. Questo significa che i lavoratori quando fermamente rivendicano i loro diritti ottengono risultati. Noi aggiungiamo che anche ai lavoratori dell’Istituto la dotazione delle mascherine FPP3/camici monouso, maschere oculari/cuffie/calzari, in un ospedale oncologico, quale il nostro, devono essere la normalità e non l’eccezione per coronavirus, visto che i pazienti vengono sottoposti a terapia chemioterapica e di conseguenza il personale che diluisce, che somministra la terapia, che assiste, che smaltisce, deve essere fornito dall'Amministrazione di questi ausili, in ottemperanza al TU 81/08; e invece mancano o vengono parzialmente forniti e non in maniera costante da tempo.

Invitiamo, pertanto, i lavoratori a pretendere, in maniera ferma e decisa, la fornitura di detti strumenti di protezione e comunicarci se ottengono risposte evasive o dilatorie. Come Slai Cobas sc invieremo una formale richiesta, dopo avvieremo anche le iniziative agli organi preposti per il mancato rispetto di normative che da anni segnaliamo e denunciamo.
Lo Slai Cobas sc propone, inoltre, a rappresentanti e lavoratori del sindacalismo di base e di classe di altri Ospedali milanesi, ma anche a medici e a chi opera sul terreno di Salute e Sicurezza, di attivare comunicati, iniziative, suggerimenti, partecipazione comuni nell’ottica di contro/informare e coinvolgere lavoratori, malati, parenti, popolazione.
27-02-20
Gaglio Giuseppe
Slai Cobas per il sindacato di classe Fondazione INT, Milano
Slai Cobas INT cobasint@tiscali.it; 338-7211377

giovedì 23 gennaio 2020

Ex Fiat Termini Imerese: operai dell’indotto rimasti senza ammortizzatori protestano al Comune… mentre si parla di “ultima chance” per lo stabilimento dopo il fallimento della Blutec!


Un centinaio di operai dell’ex indotto della Fiat di Termini Imerese (Manital SSA servizi, della Bienne sud…) è tornato a protestare il 20 gennaio scorso davanti al Comune perché ancora in attesa degli ammortizzatori sociali, mentre arrivano notizie, come quella pubblicata dal Sole24 Ore, di accordi sulla reindustrializzazione come se fosse l’ultima occasione per lo stabilimento:
“Ultima chance di rilancio per Termini Imerese
“Reindustrializzazione. Trattative in corso per riavviare la produzione nell’ex stabilimento della Fiat dopo il fallimento dell’iniziativa da parte della Blutec

“Chiamatela ciambella di salvataggio, se volete. O appiglio. Ancor meglio, ultima chance. Ma la notizia che un grande gruppo industriale del paese potrebbe essere interessato allo stabilimento che fu della Fiat a Termini Imerese è l’ultima sorpresa del 2019, al termine di un anno che di fatto ha certificato il fallimento del progetto di rilancio dello stabilimento da parte della Blutec finita in un guazzabuglio di guai giudiziari. Un filo di speranza per un’area industriale da mezzo milione di metri quadrati destinata alla desertificazione. L’annuncio lo ha fatto qualche settimana fa il presidente dell’Autorità di sistema dei porti della Sicilia occidentale Pasqualino Monti: “Ci sono colloqui in corso con un grande gruppo industriale per riavviare la produzione nell’ex stabilimento Fiat di Termini Imerese. Stiamo lavorando insieme all’amministrazione giudiziaria della Blutec. E stiamo lavorando sul porto di Termini che contribuirà a rendere l’area più competitiva”.
“Una strategia in due mosse, dunque, che fa capo all’Autorità di sistema dei porti: da un lato le opere per rendere il porto di Termini più competitivo e sicuro, dall’altro un lavoro diplomatico per attrarre nuovi investimenti. “Termini Imerese è bloccato – dice Monti -. Mi sono impegnato per l’area industriale di Termini che non è di mia competenza: ci sto mettendo la faccia i nonostante l’area non sia mia….”
Questa “crisi” lunga 10 anni può essere interrotta solo se gli operai
ROMPONO CON LA CONTINUITA' CON IL PASSATO
PER FARLA FINITA CON LA CASSA INTEGRAZIONE ETERNA
PER FARLA FINITA CON I SINDACATI CONFEDERALI CHE SVENDONO OGNI GIORNO DIGNITA' E LOTTA DEI LAVORATORI

sabato 18 gennaio 2020

Si può fare come in Francia? A Parigi per dire NO alla riforma delle pensioni e pretendere le dimissioni di Macron

on lache rien
Che l'esempio della Francia aiuti lo sviluppo della lotta sindacale di classe contro padroni e governo nel nostro paese!
Il primo passo è la ribellione nelle fabbriche e nei posti di lavoro al sindacalismo confederale complice dei governi e dei padroni e l'organizzazione di base e di classe in forme alternative al burocratismo e divisione del sindacalismo di base

proletari comunisti/PCm Italia
18 gennaio 2020

mercoledì 1 gennaio 2020

BUON ANNO DI LOTTA A TUTTE E A TUTTI GLI OPERAI


ROMPIAMO CON LA CONTINUITA' CON IL PASSATO
PER FARLA FINITA CON LA CASSA INTEGRAZIONE ETERNA
PER FARLA FINITA CON I SINDACATI CONFEDERALI CHE SVENDONO OGNI GIORNO DIGNITA' E LOTTA DEI LAVORATORI
PER UN LAVORO VERO
PER FARLA FINITA CON IL SISTEMA DI SFRUTTAMENTO