domenica 21 giugno 2020

Blutec Torino/Termini Imerese - nuovamente arrestato il padrone messo lì dai governi di questi anni e con sindacati confederali a tenergli bordone

Torino, dalla Lombardini a Blutec: l'avventuroso percorso industriale di Roberto Ginatta

Chi è l'industriale torinese di nuovo agli arresti per l'operazione di Termini Imerese
Roberto Ginatta va di nuovo a sbattere contro il muro della giustizia. Una storia, come quella di Gian Mario Rossignolo,  di pessima managerialità con tante analogie e il denominatore comune di una spregiudicatezza che non fanno onore alla storia dell’industria torinese e piemontese.
Ed è anche un segno dei tempi ovvero l’epilogo di un percorso lungo il quale sono state cercate quelle scorciatoie che nella stragrande maggioranza dei casi portano a un traguardo assai diverso da quello che si voleva raggiungere.
Ginatta è caduto sull’auto e su un vago e pasticciato progetto di vettura elettrica con presunzione di poter usare a suo piacimento il danaro pubblico a Termini Imerese. E' arrivato  al capolinea di un percorso imprenditoriale che sembrava irresistibile prima di diventare avventuroso.
Esplode, ma tenendosi sempre in ricercato sottotono, in quell’universo dell’indotto dell’auto che sembra inesauribile negli anni ruggenti della Fiat. Diventa uno dei nomi di spicco del settore, una vera potenza, una macchina di iniziative e di soldi. Insomma una forza che lo incoraggia a misurarsi a vario titolo in diverse attività e incrociando anche fuori dal Piemonte con imprese come Vagnone e Boeri, Lombardini, Magneti Marelli, Dayco, Rgz.

Tenta con poco successo anche un colpo fuori dal perimetro delle sue competenze quando si fa parte di una cordata per la conquista della prestigiosa casa editrice Einaudi. La  partita finisce a favore della berlusconiana Mondadori che si aggiudica la società di via Biancamano, un’istituzione di Torino. Poi l’attrazione fatale per un’azienda in disarmo come la ex Fiat di Termini Imerese che nel ridimensionamento del gruppo del Lingotto viene sacrificata e deve cercarsi un suo futuro che non è facile nel sottosopra mondiale dell’industria dell’auto. Ma lui, Roberto Ginatta, crede di vedere uno spiraglio per una ripartenza che sembra percorribile forse col retropensiero del ricorso ai finanziamenti pubblici. Mette in piedi per questo Blutec spa,

Inutile dire che l’operazione Termini Imerese è un pessimo libro dei sogni nel quale le poche pagine buone vengono declinate in modo truffaldino e non possono che portare dove appunto hanno portato.
Ma sarebbe una storiaccia condita di errori e furbizie se non fosse stato scritto, come invece è avvenuto, il capitolo della malversazione che risulta tanto inaccettabile quanto odioso se si pensa che esso coinvolge centinaia di lavoratori che già si portano addosso le ferite della loro vicenda di dipendenti Fiat.


Ginatta non ha misurato il  passo o se lo ha fatto ha sbagliato nel pesare, sopravvalutandole, le sue forze e la sua capacità, provando a mettersi in continuità con un mondo che era tramontato senza che lui se ne accorgesse. Si è forse illuso di trovarsi anche sotto il grande ombrello della Fiat e di un indotto auto che in quella forma sembravano inesauribili. Non si è reso conto che era finito il “secolo breve” dell’industria dell’auto made in Italy. Forzando la mano e qualcos’altro, si è convinto di poter tentare una nuova avventura, entrando in un mondo che probabilmente non era alla sua portata. Ed è stata la sua dannazione.
Il resto sarà una storia di  preoccupazione per i lavoratori incolpevoli  e un’altra vicenda di imprenditori torinesi da dimenticare.


CORRIERE DELLA SERA PIEMONTE