domenica 21 marzo 2021

Operai ex Fiat Termini Imerese di nuovo in campo, non è mai troppo tardi…

             

                      

Gli operai ex Fiat di Termini Imerese sono tornati in questi giorni a riprendersi la piazza, e per certi versi anche l’attenzione dei giornali… e non è mai troppo tardi, pensiamo, per riprendersi anche la lotta nelle proprie mani!

Da 10 anni, infatti, gli operai sono stati trascinati - e si sono fatti trascinare - dai sindacalisti Fim Fiom Uilm in lungo corteo funebre che ha portato prima alla chiusura dello stabilimento per mano di Marchionne e poi ad una lunga attesa, infarcita di “cassa integrazione perenne”, della reindustrializzazione dell’area.

I sindacalisti, che sono diventati in questi 40 anni strumenti totalmente nelle mani dei padroni per far passare ogni peggioramento delle condizioni delle operaie e degli operai,  firmando contratti e “patti” sempre a perdere, continuano a fare il loro sporco mestiere: più puntuali di un orologio svizzero, nell’imminenza della scadenza della CIG, o del mancato pagamento di qualche mensilità, quando rischia di traballare anche la loro poltroncina, chiamano alla mobilitazione gli operai prima con una assemblea, poi con la finta occupazione del Comune di Termini Imerese, poi con la tenda davanti lo stabilimento e un passaggio davanti la presidenza della Regione, minacciando ulteriori terribili iniziative come il… pellegrinaggio a Roma, al Ministero dello Sviluppo Economico, se non arrivano risposte.

La cassa integrazione, infatti, scadrà a giugno, ma “Molto dipende dal destino del programma presentato dagli amministratori straordinari Blutec al ministero. Un’eventuale via libera potrebbe consentire di destinare il mega stabilimento spostando gli operai su una NewCo e consentirebbe agli operai (poco più di 600) di avere la Cig fino a ottobre”, mentre “Un’eventuale bocciatura porterebbe alla liquidazione e dunque alla vendita all’asta dell’asset Blutec e a giugno la fine della Cig per gli operai.” (Il Sole24Ore 20 marzo). Nell’un caso e nell’altro il destino degli operai resta sempre incerto!

Questi sindacalisti, questa orda di piccola borghesia incistata dentro la classe operaia, è affiancata di volta in volta dai politici sempre pronti ed affamati di voti e pubblicità gratuita come Musumeci e Orlando, che scrivono “lettere al ministero” con una mano mentre con l’altra, in questo caso proprio Musumeci, fa sparire, anche lui, come l’avventuriero padron Ginatta della Blutec, i soldi pubblici: insomma non ci sono più i 250 milioni che per anni sono stati accantonati per la reindustrializzazione! Gli ultimi 90 milioni che erano rimasti sembra siano stati destinati ad “attrarre” investimenti in tutta l’area, nel raggio di 50 chilometri.


Le risposte attese dagli operai quindi non arrivano, perché i sindacalisti ripetono da anni lo stesso copione: stendono di volta in volta tappeti rossi alle promesse dei vari politici di turno “sette governi e otto ministri dello Sviluppo Economico” ha il coraggio di ammettere Mastrosimone della Fiom (il suo servilismo nei confronti di Renzi e Di Maio è stato vomitevole, solo per citare due di questi episodi), lasciando di fatto nelle loro mani il destino dello stabilimento e degli operai, per poi lamentarsi che tutti questi non sono riusciti a risolvere il problema della reindustrializzazione.

Altro che industrializzazione! Nelle mani di questi sindacalisti tutta la zona industriale del palermitano, da Termini Imerese a Carini è di fatto desertificata, a dimostrazione del fatto che in tutti questi anni i sindacati confederali non hanno mai mosso un dito veramente nella direzione giusta! In realtà quello che continuano a chiedere con insistenza è il rinnovo della cassa integrazione. A questa parola d’ordine adesso se ne aggiunge un’altra, che la Cgil già sta sbandierando come grande trovata, quella dei soldi del Recovery Fund. Ma durante l’incontro, la Cgil si è dovuta prendere le critiche dagli stessi padroni di Sicindustria (che spesso finiscono in galera), che come si vede conosce i suoi simili: “Su Termini Imerese – ha detto ieri Alessandro Albanese, vice presidente vicario di Sicindustria, nel corso di un dibattito della Cgil – abbiamo assistito a un combinato disposto di politica e amministrazione, e mi riferisco a Invitalia, che ha preferito privilegiare, forse d’accordo con il sindacato e con una posizione silente di Confindustria, la tranquillità di quei lavoratori che in realtà tranquilli non sono perché hanno sempre la spada di Damocle del rifinanziamento della Cig.”, e poi ha aggiunto: “Qual è quell’imprenditore pazzo che assume direttamente 700 cassaintegrati? Questo è un problema che va risolto a monte”.

Come si “risolve a monte” il problema? Da un lato certamente cercando di scaricare gli operai in qualche modo, dall’altro pretendendo gli “incentivi” dal governo. E proprio su questo punto, il quotidiano dei padroni, insiste sul fatto che bisogna mettere in atto la ZES, Zona Economica Speciale, perché “a questo pensano gli imprenditori”. È la stessa “zona” in cui speravano le aziende raccolte nello Smart City Group che dovevano rilanciare l’industria “green” e ad alta tecnologia e che permette a chi “investe” di usufruire di incentivi di ogni genere, abbassare di fatto il salario e ottenere così il cosiddetto vantaggio competitivo.

Vantaggio che a quanto pare non dispiacerebbe neanche alla multinazionale Amazon che secondo la stampa ha chiesto e ricevuto le planimetrie dell’area industriale. Ma anche se il “colosso dell’e-commerce” dovesse decidersi (passando da un sito produttivo ad un sito di distribuzione, dalla metalmeccanica alla logistica) i problemi degli operai rimarrebbero tutti sul tappeto.

È vero che la storia di questi 10 anni mette a dura prova anche i più ottimisti, e gli operai sanno, dalla loro storia di classe, che senza una lotta dura non si ottengono risultati, ma gli operai tornati alla mobilitazione, sanno anche che ci sono momenti in cui con lo slancio di protagonismo, prendendo nelle proprie mani la lotta, strappandola a chi se ne serve sulla loro pelle per fare carriera, si può buttare a mare il copione di questa brutta storia e le tessere sindacali di questi eterni fiancheggiatori di tutti i governi! E così mostrare che uno sbocco diverso è possibile!

venerdì 5 marzo 2021

LETTERA APERTA AGLI OPERAI

DALLE LAVORATRICI E DONNE IN LOTTA NELLO SCIOPERO GENERALE DELL'8 MARZO

LETTERA APERTA AGLI OPERAI

 

Perché gli operai devono e hanno interesse come classe ad appoggiare lo sciopero delle donne, nella giornata dell'8 marzo.

Lo sciopero delle donne è una questione molto importante di cui ogni lavoratore deve prendere coscienza. La battaglia delle donne proletarie, della maggioranza delle donne, porta, per la sua condizione di attacco a 360°, di doppio sfruttamento e doppia oppressione sul lavoro e in casa, una "marcia in più", un bisogno/necessità di rovesciare questo sistema sociale capitalista in ogni aspetto. Per questo anche i lavoratori devono unirsi a questo sciopero, sostenerne le ragioni e la piattaforma delle donne/lavoratrici. L'8 marzo non si tratta di un normale sciopero sindacale, ma è di una lotta che riguarda la trasformazione di questo sistema che scarica crisi e pandemia sui lavoratori e masse popolari, e di cui le donne sono doppiamente vittime, mentre un pugno di capitalisti si arricchisce sul nostro lavoro, sulla nostra miseria, sull'attacco ai nostri diritti.

Questa lotta, quindi, riguarda tutta la classe operaia e porta una ricchezza nel movimento generale di lotta.

La guerra contro le donne, fatta non solo di peggioramento delle condizioni di vita, di scarico sulle donne della mancanza di servizi sociali, sanitari - oggi ancora di più con la pandemia e lo stato disastroso della sanità, in corso -, non solo di discriminazioni sul lavoro, ma anche di brutale violenza, femminicidi, - e come non chiamare “guerra” quando una donna ogni tre giorni viene uccisa? - questa guerra è la punta di iceberg di un humus, concezioni reazionarie, di oppressione che sempre più nei periodi di crisi come questo, è “compagno di strada” degli attacchi ai diritti di libertà, di emancipazione di tutti, e vengono usate per far meglio passare i peggioramenti generali delle condizioni di vita e di lavoro e schiacciare la volontà di una società giusta, senza sfruttamento e miseria per tutti.

Sempre, anche in passato, in altri periodi storici, il grado di “civiltà” delle donne è stato cartina di tornasole del grado di civiltà o inciviltà dell'intera società. E, sempre, la ribellione e la lotta combattiva delle donne ha elevato la coscienza dei lavoratori, dei proletari in generale ed è diventata una diga alla barbarie maschilista capitalista, mostrando la necessità di rovesciare tutto il sistema dalla struttura alla cultura, idee...

Per questo gli operai o stanno dalla parte della battaglia delle donne o stanno dalla parte dei “morti in piedi”, dei potenti, dei padroni, dei governo, degli Stati che odiano le donne e vogliono fare della loro subordinazione, del ruolo di grande "ammortizzatore sociale" della famiglia, uno strumento per scaricare la loro crisi sulle masse, per controllare, soffocare la ribellione del proletariato; come vogliono fare dell'imbarbarimento di sfogarsi sulle donne come “oggetto sessuale di proprietà”, la perpetuazione di una società morente.

Gli operai che non hanno nulla in questa società se non le loro catene, ma che hanno testa per pensare, devono, anche nell'interesse della loro battaglia di classe, sostenere e imparare dalla ribellione e dalla lotta delle donne.

Movimento femminista proletario rivoluzionario


mercoledì 3 marzo 2021

Operai di nuovo in protesta: assemblea e presidio davanti lo stabilimento... per il rinnovo della cassa integrazione e la reindustrializzazione!

 Questo il punto della vertenza come riportato dal Sole24Ore del 25 febbraio

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Chiesto un tavolo di confronto

Termini Imerese, tensione alla ex Blutec per i 635 posti a rischio

Si sono ritrovati in 300 davanti ai cancelli della fabbrica, quella che ormai tutti chiamano ex Blutec, nel cuore della zona industriale di Termini Imerese. Poco meno della metà degli oltre 635 ex Fiat ormai in cassa integrazione perenne e i 300 ex lavoratori dell’indotto. E lì intendono rimanere, almeno così dicono, fino a quando non arriverà la convocazione del ministero dello Sviluppo economico: hanno inviato la richiesta al ministro Giancarlo Giorgetti e hanno intanto montato due tende per un presidio permanente. “Rimarremo qui fino a quando il ministero dello Sviluppo non ci convocherà e siamo pronti a mettere in campo iniziative di mobilitazione. I lavoratori attendono una risposta industriale e occupazionale, inoltre la scadenza il 30 giugno della tutela degli ammortizzatori sociali impone al Governo nazionale e a quello regionale di trovare una soluzione”, avverte il segretario della Fiom, Roberto Mastrosimone.

Da qualche settimana ormai cresce l’agitazione in tutta l’area di Termini Imerese. C’era attesa, soprattutto, per l’appuntamento del 5 febbraio, data in cui il Mise avrebbe dovuto pronunciarsi sul programma dell’amministrazione straordinaria di Blutec “che deve individuare la soluzione di reindustrializzazione del sito e dare un futuro occupazionale ai lavoratori e al territorio” scrivono i sindacati. Ma ci sono anche altre questioni che preoccupano non poco gli operai: “la garanzia dei livelli occupazionali e della reindustrializzazione deve avvenire attraverso la costituzione di una società partecipata dai creditori pubblici e da Invitalia. In questo senso il precedente governo si era impegnato ad individuare soluzioni tecniche e successivamente ad approvare il programma”.

Intanto anche i vertici del Consorzio Smart City Group promotore del progetto di reindustrializzazione dell’area si sarebbero mossi: secondo indiscrezioni nei giorni scorsi sarebbe stata inviata una lettera al ministro con l’obiettivo di prendere i contatti per rimettere in moto l’iter del progetto.

Dal fronte sindacale sperano che questa sia la volta buona: “Prima dell’attuale esecutivo Draghi ben sette governi e otto ministri dello Sviluppo Economico non solo non sono riusciti a trovare una soluzione industriale e occupazionale dentro lo stabilimento di Termini Imerese, ma nemmeno sono riusciti ad attuale forme di ricollocazione occupazione in altri ambiti lavorativi per un lavoratore ex-Fiat – affermano il segretario nazionale Fim Cisl Ferdinando Uliano e il segretario Fim Cisl Palermo Trapani Antonio Nobile -. Abbiamo sollecitato il precedente governo a costituire una new-co controllata dai creditori pubblici di Blutec, nell’ambito di un accordo concordatario sui debiti che l’azienda ha nei confronti dello Stato. Questa soluzione consentirebbe alla nuova società di prendere in carico i lavoratori e lo stabilimento ed avviare così un processo di reindustrializzazione con le aziende interessate ad investire nel sito.”

Il Sole 24 Ore 25 febbraio 21