domenica 28 ottobre 2018

LA CONDIZIONE OPERAIA: IL CASO BLUTEC - EX FIAT TERMINI IMERESE

Blutec (ex Fiat) Termini Imerse

In fabbrica lavorano 135 operai di cui circa 40 trasformati in “progettisti” dopo un corso di alcuni mesi, impegnati nella progettazione di un nuovo motore elettrico e con un orario 8-16, il resto è impegnato sia nei corsi che nella produzione materiale dei prototipi, e altri compiti, tornieri, piegatori di lamiere, con orario 4+4 (4 ore di “lavoro” e 4 di corso regionale), e altri 2+6, (2 di lavoro e 6 di corso regionale).

Gli operai licenziati il 31 dicembre 2011 sono stati circa 700 Fiat e circa 400 delle Ditte dell’indotto. Adesso il numero di tutti questi operai rimasti fuori dalla fabbrica è di circa 500 ex Fiat e circa 300 indotto (a causa dei pensionamenti, “accompagnamenti” alla pensione ecc.).

Dal 31 dicembre 2011 la fabbrica è stata chiusa ed è rimasta in attesa della riapertura fino a quattro anni fa quando è stata rilevata dalla Blutec del Gruppo Metec/Stola, un’azienda storicamente legata alla Fiat per la quale produce da sempre varie parti che compongono le auto (la cosiddetta componentistica).

In questi 4 anni il piano presentato dalla Blutec che prevedeva la riassunzione di tutti gli operai è stato modificato continuamente e non è mai stato messo in atto realmente.

Quest’ultimo “piano” prevede che operai e impiegati siano al lavoro sul motore elettrico che dovrebbe essere impiantato sul Doblò Fiat prodotto in Turchia (commessa da 6.800 unità che a dire dell’azienda dovrebbe partire a pieno regime da gennaio) e di uno scooter a tre ruote elettrico per le Poste e che è stato presentato qualche mese fa al salone di Torino.

Nella sostanza attualmente gli operai non lavorano a nessuna produzione in serie. Anzi la situazione si è complicata con la revoca da parte del governo delle agevolazioni finanziarie legate al progetto industriale e l’azienda si è messa d’accordo con Invitalia per la restituzione dei primi 20 milioni di euro sugli 80 complessivi. In più in questi giorni l’azienda ha comunicato di aver scorporato gli stabilimenti abruzzesi e lucani.

A causa anche della minaccia della scadenza della cassa integrazione ogni anno (da 7 anni!) e che deve essere rinnovata con la presentazione di un “piano industriale” gli operai sono rimasti legati ai sindacati confederali neocorporativi Fiom, Fim, Uilm ecc.

Per una possibilità di riapertura della lotta si dovrebbe usare il punto di forza del numero ancora molto grande.

Il quadro generale di questa azienda si può inserire in quello più grande della Fca per la quale la Blutec produce componentistica, ma anche come possibile polo di lancio della produzione dei veicoli elettrici, settore in cui la Fca è veramente indietro rispetto ai concorrenti, è anche per questo che si può riaprire prima di tutto la questione FCA che si deve riprendere in una qualche forma questi lavoratori e/o ne deve garantire il futuro lavorativo.


Per fare passi avanti su questo è necessario che gli operai si autorganizzino per lottare - si colleghino agli operai autorganizzati della FCA presenti negli altri stabilimenti - fuori e contro i sindacati confederali - fuori e contro la ricerca di destini individuali e accettazione della divisione tra operai di serie A e operai di serie B.

Dall'intervento dello Slai cobas sc di Palermo al coordinamento nazionale Slai cobas del 13 ottobre

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