venerdì 27 novembre 2020

ENGELS tra gli operai dei cantieri navali di Palermo: dépliant e inviti alla partecipazione alla serata

 



Operai ex Fiat Termini Imerese: prorogata la cassa integrazione per un altro anno, mentre per il “rilancio” ci sono tanti “progetti”… ma 10 anni bastano?


 10 anni bastano! Questo dovrebbero gridare gli operai. 10 anni di cassa integrazione e 10 anni di progetti, tutti andati in fumo (ultimo quello della Blutec), come fumo sono le eterne promesse fatte dai politicanti che hanno fatto le loro passerelle da Renzi a Di Maio, e dai sindacati confederali, che ogni volta vedono con “ottimismo” i progetti, ma poi secondo un rito che si ripete appunto da 10 anni, per parlare solo di Termini Imerese, insistono, comunque solo a parole, sulla cassa integrazione. Questo, sì, basta ai confederali, che continuano a campare sulle poltrone, pagate dagli operai, da questi sindacalisti di Cgil, Cisl Uil innanzi tutto.

In questi ultimi mesi diversi quotidiani locali, ma anche il Sole 24 Ore, si sono occupati di tanto in tanto dell’argomento, forse anche loro, Confindustria e industriali vari, sperando in un vero rilancio dello stabilimento ex Fiat, ma anche di tutta l’“area industriale” di Termini, compreso il progetto per l’Interporto (80 milioni di soldi pubblici già stanziati) che aspetta di essere completato da anni.

L’articolo del Giornale di Sicilia del 25 novembre, è l’ultimo in ordine di tempo, e titola così: “Termini, ossigeno per gli ex Fiat, Prorogata la cassa integrazione”, l’ossigeno si riferisce appunto al fatto che almeno, in mancanza di lavoro, questi operai ricevono la cassa integrazione. Ma oggettivamente si tratta piuttosto di asfissia: tutti sanno che alla lunga non si può vivere di cassa integrazione, perché riduce il salario. Senza contare lo svilimento degli operai e della loro funzione sociale.

I progetti presentati in questa ultima tornata, riguardano la cosiddetta “produzione green” e l’alta tecnologia, come riferisce infatti l’assessore al Lavoro della Regione Siciliana, Scavone, che ha partecipato come parte pubblica (quella che oltre a farsi fregare 16 milioni dall’imprenditore Ginatta, dovrà metterne altri 150) alla riunione telematica: «Nell'incontro - ha detto l'assessore regionale al Lavoro, Antonio Scavone - i commissari straordinari della Blutec hanno ribadito che è stata individuata una soluzione per la riconversione dell'intero sito industriale di Termini Imerese in un sito a vocazione green e ad alta innovazione tecnologica, un progetto innovativo che mira alla produzione di batterie al litio, di materiale hi-tech, nonché di produzione elettrica da fonti rinnovabili e ricerca scientifica applicata. Questo ci permette di guardare in chiave ottimistica al futuro di Termini Imerese.”

Naturalmente l’assessore Scavone non è credibile nemmeno se giurasse e spergiurasse su qualsiasi cosa, basti pensare che è lo stesso che ha messo in campo il piano per il licenziamento di massa di 2400 assistenti igienico personale! per cui  il suo “ottimismo” è di circostanza, è al massimo lo può condividere con quello dei sindacalisti! Questo perché anche se venissero accolti e messi in pratica, questi progetti, oltre che a richiedere ancora tanto tempo, proprio per il tipo di progetti che dovrebbero riguardare l’ambiente, ora si dice “green” (che tra l’altro è il colore dei dollari) che richiedono più ingegneri che operai, non potrebbero assorbire certo i circa 700 operai ex Fiat, senza contare quelli dell’indotto, che avrebbero come minimo necessità di corsi di riqualificazione…

Come si sa la ex Fiat degli Agnelli, ora FCA, ha annunciato il progetto, anche se in netto ritardo rispetto a tutte le altre fabbriche automobilistiche, per la produzione delle auto elettriche: lo stabilimento di Termini Imerese è praticamente pronto…

lunedì 16 novembre 2020

GLI OPERAI HANNO BISOGNO DEL LORO GIORNALE PER LA BATTAGLIA COMPLESSIVA CONTRO PADRONI E GOVERNI

IL GIORNALE SI PUO' SCARICARE A QUESTO LINK
https://drive.google.com/file/d/1wMxUHrGHfMMGUUhNheOidfK1S8935TGP/view

anche per le condizioni create dalla situazione attuale, stiamo diffondendo questo ultimo numero del giornale anche attraverso i mezzi di comunicazione online, come abbiamo già fatto in altre occasioni.

Ogni osservazione, commento o condivisione degli articoli, che possano contribuire allo sviluppo del movimento comunista nel nostro paese sarà da noi benvenuto e preso in considerazione.

Siamo naturalmente disponibili per approfondimenti, presentazioni, discussioni, o iniziative sui diversi temi.
Saluti rossi
338.7708110


 

mercoledì 4 novembre 2020

SCIOPERO OPERAI METALMECCANICI 5 NOVEMBRE

 È il momento di una lotta vera, determinata, generale

per aumenti salariali, nessun licenziamento, riduzione dell'orario di lavoro a parità di paga, sicurezza e salute senza sconti

sui posti di lavoro!

Lavoratori/lavoratrici,


il rinnovo del contratto di lavoro dei metalmeccanici e di molti altri contratti di lavoro cade nel mezzo di una grave crisi pandemica ed economica prodotta dal sistema capitalistico, che ha contribuito a trasformare il virus in strage con criminali tagli alla sanità pubblica avvenuti negli ultimi vent’anni  per mano dei governi di centro-destra, “tecnici” e di centro-sinistra, sempre al servizio del padronato.

Ora i padroni pretendono ancor più di far pagare questa situazione proprio alla classe lavoratrice. Il presidente di Confindustria Bonomi ci ha sferrato un attacco brutale: zero aumenti salariali, sblocco dei licenziamenti, più produttività. Con questo terrorismo punta a concludere dei contratti-bidone sul tipo dell’ultimo contratto dei metalmeccanici, che ha portato nelle tasche dei lavoratori 40 euro lordi in 3 anni e una ‘flessibilità’ senza limiti, e sui conti dei capitalisti e dei banchieri montagne di profitti.

Fiom-Fim-Uilm sono stati costretti a rompere le trattative, ma ci hanno messo un mese per attuare uno sciopero di sole 4 ore perché stanno cercando di ricucire a tutti i costi il filo della trattativa.

 

L'unico modo per riaprire la trattativa sui rinnovi contrattuali ad armi pari coi padroni è la lotta prolungata in tutte le fabbriche fino a un vero sciopero generale!

 

Noi lavoratori/lavoratrici che stiamo già pagando un alto prezzo per l’obbligo di andare al lavoro, ci siano o no le condizioni di sicurezza, dobbiamo evitare un nuovo contratto a perdere, dobbiamo  dare vita ad una lotta vera e determinata, che sia di esempio, come è stato in passato, anche per le altre categorie. Facciamoci forti del nostro numero e della nostra funzione sociale: siamo la classe indispensabile, se ci fermiamo noi, si ferma tutto.

Piene misure di sicurezza sul lavoro per tutti/e! Fermo delle fabbriche a rischio!

Non siamo carne da macello, senza sicurezza non si lavora

Nessun licenziamento! Cassa integrazione pari al 100% del salario!

Non un centesimo in meno dell’8% dell’aumento salariale previsto in piattaforma!

Basta con le “flessibilità” concesse negli ultimi contratti!

Totale parità normativa, salariale, di orari, etc., tra lavoratori diretti e lavoratori degli appalti! L’azienda committente deve essere ritenuta responsabile per tutto ciò che avviene negli appalti in materia di condizioni di lavoro e sicurezza

Nazionalizzazione delle aziende che chiudono, a iniziare dalla Whirpool!

Raccogliamo l’esempio di lotta dei facchini e dei driver della logistica che hanno ottenuto in questi anni importanti miglioramenti grazie a dure lotte e alla loro auto-organizzazione con i sindacati classisti e combattivi.

Unire le forze di tutte le categorie in scadenza di contratto per in un solo fronte di classe!

Rilanciamo con forza la lotta per la riduzione drastica e generalizzata dell'orario di lavoro a parità di salario; imponiamo una patrimoniale del 10% sul 10% più ricco della popolazione!

I bisogni, le necessità, le aspirazioni di riscossa dei lavoratori sono comuni, e comune dev’essere la nostra risposta di lotta a questo padronato assetato di profitti e di sangue, al governo Conte-bis che, con abilità manovriera, non fa altro che assecondarlo, a ogni governo dei padroni

 

Per informazioni 338.7708110

Patto d’azione anticapitalista- per un fronte unico di classe